La slow fashion è una tematica che sta sempre più prendendo piede e mi piace indagare sulle varie tipologie di moda sostenibile che sono veramente molte e trovano nell’artigianato la loro massima espressione come ad esempio quando si parla di erbe tintorie.
Sono venuta a conoscenza della tecnica tintoria di Elena, e del suo marchio Vagamente Retrò, quando lei stessa ne ha parlato all’interno di un gruppo su Facebook del quale facciamo parte entrambe e, visti i suoi prodotti, non ho potuto fare a meno di contattarla per saperne di più!
Quella delle erbe tintorie è davvero un’arte ed è davvero affascinante pensare che ogni capo è davvero unico perché unica è la pianta che gli ha donato la colorazione.
Ma adesso lascio la parola direttamente ad Elena, alla quale ho fatto qualche domanda per approfondire questo affascinante mondo.
Quella delle erbe tintorie è un’arte molto antica, come nasce la tua passione?
La mia passione per questa tecnica nasce dai tempi dell’università quando, durante le interviste per la tesi triennale sono venuta a conoscenza della possibilità di tingere i tessuti naturalmente.
Successivamente ho conosciuto delle artiste che lavoravano con l’ecoprinting in delle fiere e me ne sono innamorata.
Dove hai appreso questa tecnica?
Per arrivare a questo livello ho studiato molto. Ho fatto diversi corsi con mastri tintori, ma soprattutto in questi anni mi sono creata una bella biblioteca di libri che trattano vari argomenti utili: tintura, chimica e botanica.
Ci sono piante più adatte a questo scopo o è la tecnica che le rende utilizzabili a questo fine?
Ci sono piante che hanno un potere tintorio e altre che non ne hanno. Alcune, come la robbia o il legno di campeggio, sono usate da secoli per tingere i tessuti e non solo (si usano in cosmesi per la tintura naturale dei capelli!).
Ci puoi riassumere a grandi linee gli step per tingere con le erbe? È un procedimento che richiede molto tempo?
Il processo di tintura è molto lungo ma veramente artistico.
Priva mordenzo le stoffe, questo processo necessita sia di sfregamento che di riposo della stoffa per togliere gli additivi aggiunti nel finissaggio. Successivamente mordenzo la stoffa con sali naturali e atossici: questo processo serve ad aprire le cuticole delle fibre e permettere alla tintura di aderire in profondità. Fisso la mordenzatura sempre con metodi naturali.
Poi vado a raccogliere le foglie. La tela la preparo a seconda dell’ispirazione che mi danno le foglie raccolte. La arrotolo e la chiudo bene e la metto a cuocere.
L’apertura della tela è molto emozionante perché è sempre una sorpresa.
Infine fisso il colore e lavo nuovamente la tela.
Un processo lungo, che va fatto con lentezza, cura e passione.
I capi tinti in questo modo hanno particolari esigenze di lavaggio e asciugatura?
I capi tinti in questo modo hanno le stesse accortezze dei capi colorati in generale (evitare alte temperature, evitare l’asciugatura ai raggi solari diretti), tuttavia, dato che molte tinture reagiscono al pH, è bene lavare i capi con detergenti a PH neutro (l’acido citrico o il limone, usato spesso come ammorbidente, può influire sulla stampa).
Ogni tuo capo è quindi un capo unico, una tela da dipingere con la natura. Da dove prendi l’ispirazione per la scelta delle piante e delle linee dei vestiti?
L’ispirazione mi viene soprattutto dal connubio fra le foglie e il tessuto che voglio usare. In realtà poi è un processo molto organico e la composizione della tela ha un ché di mistico: la realizzo concentrata e trasportata e forse sono le foglie stesse a volersi disporre in un modo armonico.
Io trovo questa tecnica una vera e propria meraviglia della natura ed Elena una vera e propria artista.