I silent book (assolutamente da non confondere con i quiet book) sono un must nella nostra libreria. In realtà non ne possediamo molti, ma quelli che abbiamo sono stati scelti con cura e attenzione perché quando se ne conoscono le potenzialità non se ne può fare a meno.
Silent book: cosa sono
I silent book sono dei libri “muti” che in realtà di muto non hanno niente. E’ una lunga tradizione quella dei libri muti che a me piace molto chiamare alla tedesca, ovvero Wimmelbuch, perché molti degli autori di questi testi sono originari proprio dell’area germanica.
Sono libri che tutti vedono come mancanti di parole ma ai quali in realtà non manca proprio niente. Le loro immagini hanno il potere di parlare e di evocare storie e racconti e possono essere interpretati in mille e più modi, in base a chi li legge e li osserva attentamente.
La loro storia in Italia si può rintracciare tra il ’66-’67 quando l’opera di Bruno Munari prende spazio e si colloca nel panorama della letteratura. In realtà però le storie illustrate fanno parte della storia dell’uomo fin dalla preistoria, basti pensare alle pitture rupestri, a tutti i bassorilievi che si trovano disseminati in varie opere architettoniche o anche alla famosa Cappella degli Scrovegni di Giotto che racconta la Bibbia con illustrazioni dedicate al popolo che non sapeva leggere (sono di Padova e vi consiglio di vederla se ne avrete l’occasione).
Alcuni libri sono vere e proprie opere d’arte e nulla hanno da invidiare a libri che invece le parole le hanno.
A chi sono destinati i silent book?
Erroneamente questi libri vengono di solito acquistati per i bimbi molto piccoli, che non sanno leggere, pensando che il fatto che non ci siano parole li renda più “facili da utilizzare” in realtà la quantità di dettagli e storie che al suo interno si intrecciano li rendono davvero complessi e compositi tanto da renderne la lettura un atto davvero coinvolgente.
Shaun Tan, autore australiano di origini malesi del noto libro “L’approdo”, definisce i silent book come libri destinati a più lettori possibili, definendo quella del silent book come un’arte di predisporre luoghi di accoglienza, un’arte progettuale in grado di pensare nella stessa dimensione lettori e narratori.
Porre un libro illustrato nelle mani dei bambini significa permettergli di esplorare un mondo ogni volta inesplorato, scegliere la propria traiettoria narrativa, trovare la sua strada, in base alle emozioni del momento semplificando o sciogliendo il nodo narrativo.
I silent book sono libri inclusivi, non escludono in base alle abilità e alla lingua. Lo stesso libro può essere letto negli Stati Uniti come in India passando per la Nuova Zelanda e la Francia, senza apportare alcuna differenza.
Nel silent book la narrazione non è mai univoca e le competenze richieste sono complesse, anche se possono essere fruiti da bambini piccoli. E’ richiesto però il ritrovare le sequenze, ritrovare la narrazione e il filo conduttore che si sta seguendo fra le pagine, ritrovare la propria storia fra tante altre storie.
Come proporre i silent book?
Il silent book non è un semplice libro perché coinvolge nella lettura in maniera attiva sia lettore che ascoltatore. Un silent book va scoperto, in maniera dialogica, va scoperto, va guardato ogni volta con occhi diversi.
Il mio consiglio è quello di scoprirlo insieme ai bambini, sedersi con loro e “leggere le figure” assecondando la loro immaginazione e la loro fantasia.
Il silent book può essere anche un ottimo “tramite” per parlare di emozioni o esperienze ed entrare in punta di piedi nel mondo nei bambini.
Se vi interessa l’argomento vi consiglio di leggere questo saggio: “Meraviglie mute” di Marcella Terrusi
Ecco invece alcuni titoli che noi adoriamo:
I libri delle stagioni di Rotraut Susanne Berner
Il cofanetto delle stagioni di Gerda Muller
L’approdo di Shaun Tan